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La mostra “Roy Lichtenstein. Multiple Visions” sarà aperta al pubblico al MUDEC – Museo delle Culture di Milano fino a domenica 8 settembre 2019.
Un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’opera del grande maestro americano e per gli estimatori della corrente Pop Art.

Per realizzare la grande esposizione milanese, la Roy Lichtenstein Foundation, la National Gallery of Art di Washington, il Walker Art Center di Minneapolis, la Fondation Carmignac e Ryobi Foundation, Gemini G.E.L. Collection hanno inviato circa 100 opere, tra le quali prints di grande formato, sculture, arazzi, video e fotografie sviluppati a partire dagli anni Cinquanta.

“La mostra evidenzia, attraverso una panoramica sui temi e i generi dell’arte di Roy Lichtenstein, come gli elementi di diverse culture confluiscano nel suo lavoro di decostruzione e ricostruzione dell’immagine, e
quindi elaborate in chiave pop con il suo linguaggio personalissimo: dalla storia della nascita degli Stati Uniti all’epopea del Far West, dai vernacoli e le espressioni artistiche etnografiche degli indiani d’America alla cultura pop esplosa in seguito all’espansione dell’economia mondiale del secondo dopoguerra, dalla cultura artistica europea delle avanguardie allo spirito contemplativo dei paesaggi orientali”.

In Roy Lichtenstein la stampa e la riproduzione meccanica sono fonti d’ispirazione: le copie di un’idea originale diventano estensione estetica stessa del suo lavoro e del suo ingegno.
La mostra si sviluppa intorno a diverse interpretazioni formali del soggetto trattato, le visions appunto, e mostra l’evoluzione dell’artista intorno alla riproducibilità meccanica dell’opera d’arte: dai primi progetti nei quali interpretava univa l’astrattismo europeo alle opere letterarie e la cultura americana, all’interpretazione di decorazioni e motivi dei nativi americani riletti in chiave pop; dalla poetica degli oggetti nei quali il colore è dominante come in “Still Life” al riflesso dello specchio come oggetto non oggetto in “Mirrors”, dagli action comics e il mondo del fumetto fino alla rappresentazione della figura femminile inserita nella società degli anni 60 e 90.

Un focus importante viene dedicato al progetto “Interiors”, realizzato grazie alla combinazione di diverse tecniche di stampa quali litografia, xilografia e serigrafia: “Tutti i miei soggetti sono bidimensionali – ricordava Lichtenstein – o quanto meno derivano da fonti bidimensionali. In altre parole, anche quando raffiguro una stanza, sarà l’immagine di una stanza che ho preso da una pubblicità in un elenco del telefono, che è una fonte bidimensionale”.

L’attenzione poi si sposta sui “Landscapes” in cui inizia la sperimentazione di materiali innovativi per la riproduzione tra i quali il Rowlux, una plastica lenticolare sfruttata per la sua particolare capacità di suggerire l’idea di movimento nell’osservatore: “Questi fogli di plastica erano perfetti per il cielo e l’acqua, due elementi che si muovono e cambiano continuamente davanti ai nostri occhi.”
Concludono la mostra, le riletture stilistiche dei temi e delle opere dei maestri delle avanguardie del Novecento e l’evoluzione tridimensionale delle pennellate archetipiche degli anni ’60, le Brushstrokes : “L’idea è che la linea si può iniziare ovunque per poi seguirla e disegnare tutte le forme nel quadro. Mi interessava questa idea perché sembrava un modo di fare un quadro astratto completamente privo di scopo.”
La mostra è curata da Gianni Mercurio – studioso di Lichtenstein e autore volume “Roy Lichtenstein.

Meditations on Art”, Milano, Fondazione La Triennale, 2010 – e promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che ne è anche il produttore, per l’ideazione di MADEINART.